29.12.10
Approfondimento
Verso una Innovation Union
La Commissione Europea ha presentato il 6 ottobre 2010 una Comunicazione che delinea il percorso verso la Innovation Union. Ideata per promuovere la crescita verde e il progresso sociale, la Innovation Union concentrerà le attività di tutta l'Europa su problematiche chiave come i cambiamenti climatici, l'energia e la sicurezza alimentare, la salute e il cambiamento demografico legato all'invecchiamento della popolazione.
Il contesto economico e sociale
La Comunicazione della Commissione si inserisce nel processo di definizione di una strategia europea per il raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020. Un maggiore investimento nell’innovazione è infatti considerato come uno degli elementi cardine della nuova strategia che deve caratterizzare l’intero programma politico dell’UE nei prossimi anni.
Il contesto in cui si inserisce la comunicazione è quello della crisi economica internazionale e della lenta ripresa che caratterizza i Paesi dell’UE. Se alcune delle difficoltà sono contingenti all’infelice congiuntura internazionale, altri problemi sono più strutturali. La perdita di competitività dell’Europa è un fenomeno che dura da molti anni e che ha tra le sue cause una diffusa difficoltà ad innovare. Una maggiore carica innovativa sarebbe auspicabile sia dal punto della competitività delle imprese europee, sia dal punto di vista della capacità di dare risposte a problemi comuni ai Paesi europei, quali le esigenze di maggiore efficienza della pubblica amministrazione e i problemi sociali ed economici legati all’invecchiamento della popolazione.
La spesa per la ricerca e sviluppo (R&S) è in Europa assai inferiore a quella delle economie comparabili alla nostra (Stati Uniti e Giappone in primis). L’obiettivo per il 2020 sarebbe quello di innalzare la spesa per R&S fino al 3% del PIL, ma attualmente la media europea è inferiore al 2%.
La comunicazione è stata preceduta da diversi studi, il più importante dei quali è “The Cost of a non-innovative Europe”, di P. Zagamé (2010), a supporto della convenienza economica di un maggiore investimento nella ricerca. Inoltre, congiuntamente alla comunicazione è stato pubblicato un documento di accompagnamento (A rationale for action), con dati a supporto delle tesi della comunicazione. A titolo di esempio, si afferma che un aumento della spesa per R&S fino al 3% del PIL potrebbe creare fino a 3,7 milioni di posti di lavoro e aumentare il PIL annuo di ben 795 milioni entro il 2025. L’operazione richiederebbe però un notevole sforzo in termini di investimento: basti pensare che, per sfruttare tutto il potenziale della Innovation Union, sarebbero necessari 1 milione di ricercatori in più.
La Comunicazione della Commissione
Il documento della Commissione ruota intorno alla necessità di risolvere alcuni aspetti critici della politica di R&S europea. In particolare, vengono evidenziati i seguenti dieci punti:
La Commissione Europea ha presentato il 6 ottobre 2010 una Comunicazione che delinea il percorso verso la Innovation Union. Ideata per promuovere la crescita verde e il progresso sociale, la Innovation Union concentrerà le attività di tutta l'Europa su problematiche chiave come i cambiamenti climatici, l'energia e la sicurezza alimentare, la salute e il cambiamento demografico legato all'invecchiamento della popolazione.
Il contesto economico e sociale
La Comunicazione della Commissione si inserisce nel processo di definizione di una strategia europea per il raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020. Un maggiore investimento nell’innovazione è infatti considerato come uno degli elementi cardine della nuova strategia che deve caratterizzare l’intero programma politico dell’UE nei prossimi anni.
Il contesto in cui si inserisce la comunicazione è quello della crisi economica internazionale e della lenta ripresa che caratterizza i Paesi dell’UE. Se alcune delle difficoltà sono contingenti all’infelice congiuntura internazionale, altri problemi sono più strutturali. La perdita di competitività dell’Europa è un fenomeno che dura da molti anni e che ha tra le sue cause una diffusa difficoltà ad innovare. Una maggiore carica innovativa sarebbe auspicabile sia dal punto della competitività delle imprese europee, sia dal punto di vista della capacità di dare risposte a problemi comuni ai Paesi europei, quali le esigenze di maggiore efficienza della pubblica amministrazione e i problemi sociali ed economici legati all’invecchiamento della popolazione.
La spesa per la ricerca e sviluppo (R&S) è in Europa assai inferiore a quella delle economie comparabili alla nostra (Stati Uniti e Giappone in primis). L’obiettivo per il 2020 sarebbe quello di innalzare la spesa per R&S fino al 3% del PIL, ma attualmente la media europea è inferiore al 2%.
La comunicazione è stata preceduta da diversi studi, il più importante dei quali è “The Cost of a non-innovative Europe”, di P. Zagamé (2010), a supporto della convenienza economica di un maggiore investimento nella ricerca. Inoltre, congiuntamente alla comunicazione è stato pubblicato un documento di accompagnamento (A rationale for action), con dati a supporto delle tesi della comunicazione. A titolo di esempio, si afferma che un aumento della spesa per R&S fino al 3% del PIL potrebbe creare fino a 3,7 milioni di posti di lavoro e aumentare il PIL annuo di ben 795 milioni entro il 2025. L’operazione richiederebbe però un notevole sforzo in termini di investimento: basti pensare che, per sfruttare tutto il potenziale della Innovation Union, sarebbero necessari 1 milione di ricercatori in più.
La Comunicazione della Commissione
Il documento della Commissione ruota intorno alla necessità di risolvere alcuni aspetti critici della politica di R&S europea. In particolare, vengono evidenziati i seguenti dieci punti:
- In tempi di restrizioni di bilancio, l’UE e gli Stati membri devono continuare a investire nell’istruzione, nella R&S, nell’innovazione e nelle tecnologie della comunicazione. Questi investimenti dovrebbero non solo essere protetti dai tagli di bilancio, ma addirittura aumentati.
- L’aumento degli investimenti dovrebbe andare di pari passo con riforme volte a migliorare l’efficacia dei finanziamenti e ridurre la loro frammentazione. La ricerca europea e quella nazionale dovrebbero essere interconnesse maggiormente.
- I nostri sistemi di istruzione devono essere migliorati a tutti i livelli, utilizzando l’eccellenza come principio guida. C’è bisogno di più università di livello mondiale, che attraggano talenti dall’estero.
- I ricercatori e gli innovatori dovrebbero cooperare a livello europeo con la stessa facilità con cui lo fanno a livello nazionale. Lo Spazio Europeo della Ricerca deve essere completato entro quattro anni.
- L’accesso ai programmi comunitari deve essere semplificato e stimolare maggiormente gli investimenti privati, con il supporto della Banca Europea per gli Investimenti. Il ruolo del Consiglio Europeo della Ricerca dovrebbe essere rafforzato. Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale dovrebbe essere sfruttato per sviluppare la ricerca e l’innovazione sulla base di strategie regionali di specializzazione.
- La cooperazione tra mondo scientifico e imprese dovrebbe essere rafforzata.
- Occorre rimuovere le barriere che impediscono alle idee di “entrare nel mercato”. Sono auspicabili, ad esempio, migliori accessi ai finanziamenti, in particolare per le piccole e medie imprese, diritti di proprietà intellettuale più sicuri, definizioni più rapide di standard di interoperabilità.
- Partenariati di Innovazione Europei dovrebbero essere istituiti per accelerare la ricerca, lo sviluppo e la commercializzazione di idee innovative per affrontare le principali sfide sociali e demografiche, a partire da quelle legate all’invecchiamento della popolazione.
- L’innovazione nel settore pubblico dovrebbe essere maggiormente incoraggiata, monitorando i progressi e valorizzando le esperienze positive.
- Occorre collaborare maggiormente con i partner internazionali, promuovendo l’apertura dei nostri programmi di R&S, a condizioni di reciprocità. Allo stesso tempo, è importante creare un fronte comune europeo per difendere i nostri interessi.
A sostegno della Innovation Union, la Commissione ha individuato oltre trenta punti di azione nell’ambito della conoscenza, della commercializzazione delle idee, dei benefici sociali a livello regionale, dei partenariati dell’innovazione e della cooperazione a livello internazionale. I punti più salienti della comunicazione, in termini di proposte, sembrano essere i seguenti:
- Lancio di Partenariati di Innovazione: l’idea è quella di mobilitare gli stakeholders – europei e nazionali, pubblici e privati – in aree legate alle sfide sociali che l’Europa deve affrontare. La Commissione stanzierà fondi per l’avvio di tali partenariati, che dovranno poi autonomamente incoraggiare la spesa in R&S, coordinare gli investimenti, accelerare la definizione di standard e stimolare la domanda.
- Completamento dello Spazio Europeo della Ricerca entro quattro anni. Questo obiettivo da un lato sembra particolarmente ambizioso, dall’altro non è affiancato da indicatori precisi. In ogni caso, la Commissione proporrà nel 2012 un Quadro per lo Spazio Europeo della Ricerca e delle misure concrete per la rimozione degli ostacoli alla cooperazione scientifica transfrontaliera.
- Revisione dei finanziamenti strutturali, in modo da convogliare risorse su iniziative con un valore aggiunto in termini di innovazione. A tale proposito, maggiori dettagli sono forniti dalla comunicazione della Commissione, sempre del 6 ottobre, dal titolo “Il contributo della politica regionale alla crescita intelligente nell’ambito di Europa 2020”.
- Lancio di un European Sector Innovation Scoreboard e di un European Social Innovation Pilot, per rispondere all’esigenza di misurare e confrontare i risultati raggiunti. L’European Sector Innovation Scoreboard è un quadro di valutazione che si basa su 25 indicatori e sarà completato da un nuovo indicatore che riflette la quota delle aziende innovative in rapida crescita nell'economia. L’European Social Innovation Pilot dovrebbe stimolare partenariati che forniscano competenze per gli innovatori sociali e stabiliscano l'innovazione sociale come obiettivo principale dei programmi del Fondo sociale europeo.
- Entro il 2012, la Commissione assicura che i fondi di venture capital stanziati in uno Stato membro potranno circolare ed essere investiti liberamente all’interno dell’UE. A tal fine, ogni trattamento fiscale sfavorevole verso le attività trans-nazionali dovrebbe essere rimosso.
- La necessità di creare un brevetto unico europeo è ribadita. I costi per ottenere un brevetto valido nei 27 Paesi dell’Unione sono di 15 volte superiori a quelli degli Stati Uniti, e rappresentano una vera e propria “tassa sull’innovazione”. La Commissione esorta il Consiglio e il Parlamento affinché i primi brevetti europei siano rilasciati già nel 2014.
- L’uso strategico dei fondi stanziati per appalti pubblici a livello nazionale, in modo da orientarli verso attività di sostegno all’innovazione. Dal 2011, gli Stati membri e le regioni dovrebbero dedicare una parte del loro bilancio ad appalti pre-commerciali ed appalti pubblici di prodotti e servizi innovativi. Ciò dovrebbe creare un mercato europeo di almeno 10 miliardi di euro per innovazioni che migliorino la qualità e l’efficienza dei servizi pubblici.
Quale futuro per l’Innovation Union?
La ricerca e l’innovazione costituiscono campi in cui in un forte coordinamento e impulso europeo è particolarmente conveniente. Unendo le forze, rilevanti economie di scala sarebbero attivabili, con importanti guadagni in termini di efficienza e di risultati. I costi della duplicazione di programmi di ricerca a livello nazionale non sono più sostenibili, in particolare in questo momento storico di difficoltà economica. La via più efficace per rilanciare la politica europea dell’innovazione consiste in un aumento delle risorse stanziate a livello comunitario per la R&S, congiuntamente ad un maggiore coinvolgimento delle imprese. Se la Comunicazione della Commissione sembra andare in questa direzione, il Consiglio Europeo di dicembre 2010 contribuirà a chiarire la portata concreta delle iniziative proposte. Ancora una volta, molto dipenderà dalla disponibilità degli Stati membri di stanziare risorse in un’ottica di investimento che superi i confini nazionali.