http://newslettereuropa.blogspot.com/2006/04/ufficio-politiche-comunitarie.html Newsletter sull'Europa - Coordinamento Toscano dei centri Europe Direct: Approfondimento

2.2.07

 

Approfondimento

Il Programma di Stabilità italiano

Cos'è il programma di stabilità

Ogni anno ogni Stato Membro dell'Unione Europea deve presentare alla Commissione le sue previsioni finanziarie per gli anni successivi (è consuetudine preparare previsioni quinquennali).
Tali previsioni sono contenute in documenti che prendono il nome di Programmi di Stabilità per gli Stati Membri facenti parte della Euro zona e Programmi di Convergenza per gli Stati Membri ancora fuori dalla moneta unica.
Lo scopo di tali programmi è delineare la strategia che si intende adottare nel medio termine per mantenere o raggiungere un equilibrio di bilancio rispondente ai criteri comunitari.
La Commissione Europea è solita analizzare e valutare tali programmi nazionali in tre o quattro fasi, in ciascuna delle quali viene studiata la documentazione presentata da alcuni degli Stati Membri. L'Italia rientrava nel primo gruppo di paesi analizzati, insieme a Francia, Germania e Slovenia.

Luglio 2005: procedura per deficit eccessivo contro l'Italia.

Il Programma di Stabilità italiano si era guadagnato particolare attenzione lo scorso anno, a causa del giudizio negativo espresso da Bruxelles sui nostri conti pubblici.
Il 28 luglio 2005 infatti il Consiglio dell'Unione Europea aveva adottato una decisione in cui stabiliva che l'Italia era in una situazione di deficit eccessivo. A tale decisione aveva collegato una raccomandazione, specificando che tale situazione doveva essere risolta entro il 2007.
Per rafforzare la sostenibilità delle finanze pubbliche, il Consiglio invitava l'Italia a:
1. Portare a compimento le riforme strutturali promesse per il biennio 2006/2007 in modo da assicurare la correzione entro il 2007 in maniera stabile, sostenibile e duratura;
2. Assicurare che l'obiettivo di medio termine del programma di stabilità rimanesse in linea con gli standard del Patto di Stabilità e Crescita;
3. Rendere più spedito il processo che dovrebbe portare ad un rapporto Debito/PIL consono a quello indicato nel Trattato UE;
4. Migliorare le procedure budgetarie accrescendone la trasparenza e implementando effettivamente nuovi meccanismi di monitoraggio e controllo.

La prima risposta di un certo rilievo a queste osservazioni l'Italia la forniva il 18 ottobre 2006, con la presentazione del Rapporto di Implementazione del Programma Nazionale di Riforma. Grazie a questo documento, nel giudizio della Commissione, l'Italia mostrava una più chiara percezione delle strategie politiche da implementare. In particolare venivano indicate come priorità: raggiungere la sostenibilità fiscale di lungo termine, estendere l'area dei diritti di scelta per cittadini e imprese private, dare incentivi alla ricerca scientifica e all'innovazione tecnologica, rafforzare educazione e formazione, portare avanti investimenti in infrastrutture e migliorare la protezione ambientale.
Obiettivi che rientravano quindi nel solco della Strategia di Lisbona e venivano positivamente giudicati dalla Commissione Europea, che dava ulteriori indicazioni di rafforzare le politiche nei settori della sostenibilità della spesa pubblica, nella competizione nei mercati di prodotti e servizi, nel colmare le differenze regionali con adeguate politiche di occupazione e nel puntare l'attenzione sulla formazione continua.

Un programma sostanzialmente coerente: il giudizio sulla posizione italiana migliora.
L'Italia aveva quindi presentato agli inizi del dicembre 2006 un aggiornamento del suo programma di stabilità, prendendo in considerazione il periodo che va dall'anno appena chiuso al 2011. Il programma poneva l'attenzione, come già richiesto dal Commissario Almunia, sulla necessità di correggere l'eccessivo disavanzo dei conti pubblici entro il 2007.
Tale obiettivo è stato infatti il perno attorno a cui è stata disegnata l'ultima legge finanziaria.
Il programma di stabilità dell'Italia si poneva quindi come obiettivo il raggiungimento del pareggio strutturale dei conti entro il 2011. In esso si delineava, grazie alla legge finanziaria, una correzione nominale dell'1% del PIL così come richiesto dal Consiglio ECOFIN del 12 luglio 2006. Il programma illustrava inoltre il processo di riduzione del debito pubblico in rapporto al PIL e conteneva una sezione specifica relativa al Piano Nazionale delle Riforme, ponendo anche l'attenzione sull'impatto che il processo di invecchiamento della popolazione può avere sulla spesa pubblica. Grande attenzione veniva inoltre posta sulla spesa delle Amministrazioni Pubbliche, sulla quale si era cominciato ad intervenire con il DPEF. In particolare si prevedeva che per il 2007 l'obiettivo di indebitamento netto delle Pubbliche Amministrazioni si confermava al 2,8%, percentuale che sarebbe stata coerente con il percorso di rientro del deficit.
Nel giudizio rilasciato alla stampa sul programma, la Commissione ha evidenziato una giudizio più positivo sul piano italiano, ma ha anche evidenziato alcune ombre, fra le quali la mancanza di dati certi sulla strategia di aggiustamento delle finanze pubbliche nel medio termine, il che rende incerto il raggiungimento degli obiettivi di bilancio dopo il 2007.
Sulla base dell'assessement della Commissione, il Consiglio dell'UE dovrebbe quindi invitare l'Italia a:
1. Realizzare il previsto risanamento delle finanze entro il 2007;
2. Garantire, dopo la correzione del disavanzo, un adeguato avvicinamento all'Obiettivo di Medio Termine e far sì che il rapporto debito/PIL sia ridotto di conseguenza;
3. Attuare pienamente le riforme pensionistiche adottate per evitare significativi aumenti della spesa pubblica dovuti all'invecchiamento demografico;
4. Attuare efficaci meccanismi di controllo della spesa, in particolar modo quella sanitaria.

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