http://newslettereuropa.blogspot.com/2006/04/ufficio-politiche-comunitarie.html Newsletter sull'Europa - Coordinamento Toscano dei centri Europe Direct

9.8.07

 
Il Consiglio Europeo sul futuro dell’Europa

Il 21 e 22 giugno 2007 si è concluso il Consiglio Europeo con la decisione dei 27 Paesi membri di convocare una Conferenza intergovernativa (CIG) nell’ambito della quale si prospetta di formulare un testo di modifica al Trattato di Nizza. Il Consiglio Europeo ha ritenuto che, dopo due anni di incertezza sul processo di riforma dei trattati dell'Unione, è giunto il momento di risolvere la questione e di far andare avanti l’Unione.
La CIG è invitata ad elaborare un Trattato (denominato "trattato di riforma") che modifichi i trattati esistenti allo scopo di rafforzare l'efficienza e la legittimità democratica dell'Unione allargata nonché la coerenza della sua azione esterna. Il trattato di riforma conterrà due clausole sostanziali che modificano, rispettivamente, il Trattato sull'Unione Europea (TUE) e il Trattato che istituisce la Comunità europea (TCE). Il TUE manterrà il suo titolo attuale mentre il TCE sarà denominato trattato sul funzionamento dell'Unione, in considerazione della personalità giuridica unica dell'Unione. Il termine "Comunità" sarà sostituito ovunque dal termine "Unione"; verrà stabilito che i due trattati costituiscono i trattati su cui è fondata l'Unione e che l'Unione sostituisce e succede alla Comunità.
Altre clausole conterranno le consuete disposizioni sulla ratifica e l'entrata in vigore nonché disposizioni transitorie. Le modifiche tecniche al trattato EURATOM e ai protocolli esistenti convenute in sede di CIG del 2004 saranno apportate mediante protocolli allegati al trattato di riforma.
Il nuovo testo conterrà numerose modifiche rispetto al precedente Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa. Innanzitutto verrà abbandonato il termine “costituzione” o meglio il progetto costituzionale iniziale, che consisteva nell’abrogazione di tutti i trattati esistenti e nella loro sostituzione con un unico testo denominato costituzione, non verrà portato avanti. Per quanto riguarda il primato del diritto dell'UE, la CIG adotterà una dichiarazione contenente un richiamo alla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell'UE.
L’operazione condotta a Bruxelles ha ottenuto, essenzialmente, due scopi.
Da un lato si è sostenuta la posizione degli europeisti che avevano già ratificato il precedente Trattato sulla necessità di una riforma che dia efficienza alle istituzioni europee. Infatti, le modifiche apportate alle innovazioni introdotte dalla CIG del 2004 riguardano le competenze dell’Unione Europea e degli Stati membri e la loro delimitazione, il carattere specifico della politica estera e di sicurezza comune, il ruolo rafforzato dei parlamenti nazionali, il trattamento della Carta dei diritti fondamentali e un meccanismo, nel settore della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale, volto a consentire agli Stati membri di andare avanti su un determinato atto consentendo ad altri di non parteciparvi. Dall’altro lato si sono rassicurati i cittadini, che gli Stati membri sono ancora saldamente al comando dell’Unione europea e che l’intero processo di integrazione è sotto il controllo degli Stati. Di qui la decisione di eliminare dal testo del nuovo Trattato, i simboli dell’Unione, di modificare, su suggerimento britannico, il nome del “ministro degli Esteri” in Alto rappresentante in modo che non facesse ombra a quelli nazionali e soprattutto un maggiore ricorso alle cooperazioni rafforzate fra gruppi di paesi, alla possibilità di opting out dalle politiche e a un ruolo ancora maggiore dei Parlamenti nazionali in funzione di controllo sulla legislazione comunitaria.
Il Regno Unito ha ribadito le proprie riserve a proposito della Carta dei diritti fondamentali (che il governo di Londra non vuole giuridicamente vincolante) che non verrà inserita nei Trattati, sull’estensione del voto a maggioranza qualificata (in particolare nel settore della Giustizia-Interni) e sulla politica estera e di sicurezza comune (i britannici si oppongono non solo ad un “ministro” europeo degli Affari esteri, ma temono anche che l’unificazione della struttura in “pilastri” dell’Unione estenda le competenze giurisdizionali della Corte di giustizia alla PESC).
Dopo un lungo dibattito si è giunti ad compromesso sul sistema di voto a doppia maggioranza, quale previsto dal progetto di Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa. Infatti, in seguito all'opposizione della Polonia al sistema della doppia maggioranza, (in base al quale una decisione del Consiglio è validamente assunta se approvata dal 55% dei membri del Consiglio, con un minimo di 15, rappresentativi del 65% della popolazione dell'Unione), è stato deciso che tale sistema prenderà effetto a partire dal 1° novembre 2014 (data fino alla quale continuerà ad applicarsi l'attuale sistema di maggioranza qualificata sensi dell'articolo 205, paragrafo 2 TCE). Il nuovo sistema sarà applicato durante un periodo transitorio tra il 2014 e il 2017, entro il quale uno Stato membro potrà chiedere che una decisione sia presa in base al sistema attualmente in vigore. Inoltre, fino al 31 marzo 2017, si potrà applicare una sorta di "compromesso di Ioannina" rivisto, in base al quale, se i membri del Consiglio che rappresentino almeno i ¾ degli Stati membri o il livello di popolazione necessaria per bloccare una decisione (ovvero, la minoranza di blocco, che deve comprendere almeno quattro membri del Consiglio), indicano la propria opposizione all'adozione di un atto da parte del Consiglio a maggioranza qualificata, il Consiglio continuerà a discutere l'argomento onde pervenire entro un termine ragionevole a un più ampio accordo
Per il popolo degli europeisti, tra questi l’Italia, il Consiglio ha rappresentato il trionfo degli euroscettici. L’Europa a 27, che necessita di riforme strutturali profonde, risulta ancora più radicata nell’unanimità, nell’incapacità di prendere decisioni rivoluzionarie ed innovative, ma soprattutto necessarie. Il voto a maggioranza qualificata doveva essere esteso a molte nuove politiche, ma è stata la Polonia a bloccare quest’importante passo verso la risoluzione della più pressante necessità dell’Unione europea.
I polacchi hanno chiesto di rimandare l’istituzione del voto a doppia maggioranza qualificata al 2017, e l’hanno ottenuto, usando la storia, rievocando contro la Germania il triste ricordo dei milioni di morti polacchi per mano nazista. Così, qualsiasi Trattato scaturisca dalla prossima CIG dovrà essere ratificato all’unanimità, qualsiasi decisione, su qualsiasi materia, potrà essere sottoposta al veto di un paese oppositore.
Di fronte a tale situazione l’Europa non riuscirà a raggiungere quegli obiettivi di riforma strutturale che sono sempre più urgenti nelle numerose materie: sviluppo sostenibile, un’economia fondata sulla conoscenza e l’innovazione, il modello sociale europeo, la lotta contro la povertà nel mondo e per l’ambiente, sono queste le necessità degli europei, ma che non potranno avere adeguata risposta finché tutto sarà deciso all’unanimità.
L’Europa ha responsabilità troppo grandi, deve poter agire alla pari di Stati Uniti, Russia, Cina, India e Brasile. Con l’attuale assetto non potrà parlare con un’unica voce.
Secondo la Commissione Europea il Trattato di riforma potrà apportare numerosi vantaggi:
Un'Europa più democratica e trasparente con un ruolo potenziato del Parlamento europeo e delle assemblee nazionali; una maggiore trasparenza nel Consiglio; un diritto di iniziativa che permetta a un milione di cittadini di chiedere che la Commissione presenti proposte di cui essi intendono farsi promotori; infine, una comprensione più chiara della ripartizione delle competenze tra la sfera europea e i livelli nazionali.Un'Europa più fattiva, con istituzioni e metodi di lavoro più razionali ed efficienti. Il trattato di riforma permetterà di modernizzare le istituzioni che operano per un'Unione di 27 Stati membri, accelerando il processo decisionale, migliorando la capacità di azione nei settori di massima priorità per l'Unione, semplificando e rendendo più eque le modalità di votazione, e snellendo l’impianto istituzionale.
Un'Europa di diritti e valori, solidarietà e sicurezza, che persegua in modo chiaro i propri obiettivi; una Carta dei diritti fondamentali in grado di coniugare diritti civili, politici, economici e sociali che l'Unione deve impegnarsi a rispettare; una maggiore solidarietà e sicurezza in settori come la politica energetica, il cambiamento climatico, la protezione civile, gli aiuti umanitari e la pubblica sanità; infine un rafforzamento delle competenze dell'Unione in materia di libertà, sicurezza e giustizia.L'Europa deve anche potenziare il proprio ruolo sulla scena internazionale, raggruppando gli strumenti comunitari di politica esterna, a livello di definizione strategica non meno che di intervento operativo.
Il trattato di riforma permetterà all'Europa di esprimere una posizione chiara nelle relazioni con tutti i partner a livello mondiale, di imprimere maggiore coerenza tra i vari settori della politica esterna dell'Unione, grazie a un nuovo assetto istituzionale, e di puntare sulla propria forza economica, politica e diplomatica per promuovere gli interessi e i valori dell'Unione su scala mondiale.
La ripresa del processo di riforma interna è necessaria per far si che l’Unione Europea possa assicurarsi in futuro un ruolo attivo in un mondo in rapido mutamento e dinnanzi a sfide sempre più grandi è necessario mantenere e sviluppare capacità d’azione dell’Unione Europea e la sua responsabilità nei confronti dei cittadini.
Rimane la domanda se sia meglio favorire un’”Europa a più velocità” o proseguire verso quel disegno originario orientato ad una progressiva armonizzazione nella cornice di un “ordinamento degli ordinamenti”, capace alla fine del processo, di recuperare il consenso anche degli Stati più riluttanti?

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