http://newslettereuropa.blogspot.com/2006/04/ufficio-politiche-comunitarie.html Newsletter sull'Europa - Coordinamento Toscano dei centri Europe Direct: Approfondimento

1.4.10

 

Approfondimento

Europa 2020: la nuova strategia economica dell’Unione europea
Il 26 marzo 2010, sotto la presidenza di turno spagnola, il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo sugli elementi principali di Europe 2020, la nuova strategia proposta dalla Commissione Europea con l’obiettivo di accompagnare l’uscita dalla crisi finanziaria e affrontare le sfide del prossimo decennio quali la globalizzazione, i cambiamenti climatici e l'invecchiamento demografico.
La comunicazione Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, presentata il 3 marzo scorso dalla Commissione Europea, rappresenta l’evoluzione della strategia di Lisbona che, lanciata nel 2000, ha fallito nell’attuazione dei suoi obiettivi principali. Le tre priorità che sono state individuate per il prossimo decennio sono:

crescita intelligente: sviluppare un'economia basata sulla conoscenza e sull'innovazione;
crescita sostenibile: promuovere un'economia più efficiente sotto il profilo delle risorse, più verde e più competitiva;
crescita inclusiva: promuovere un'economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale.

L’UE 2020, che gira sui cardini dell’innovazione, della crescita e dell’occupazione, ha cinque obiettivi prioritari da perseguire nei prossimi dieci anni: raggiungere un tasso d’occupazione del 75% almeno per la popolazione compresa tra i 20 e i 64 anni; portare dall’1,9 al 3% del Pil gli investimenti in ricerca e sviluppo; garantire una crescita sostenibile attraverso una riconversione dell’economia e lo sviluppo della “green economy”, raggiungendo i traguardi 20/20/20 in materia di clima ed energia posti nel 2008; fare scendere sotto il 10% la quota di giovani che abbandonano la scuola e fare salire al 40% almeno la quota dei laureati; strappare 20 milioni di persone al rischio povertà, anche mediante un sostegno mirato dei fondi strutturali, in particolare del FSE, e agendo contemporaneamente sia sul fronte formazione e occupazione sia su quello della protezione sociale, nonché attuando misure specifiche dirette alle categorie particolarmente a rischio quali disabili e minoranze.

Seguendo le raccomandazioni della Commissione gli obiettivi generali saranno tradotti e suddivisi in obiettivi nazionali differenziati. La Commissione contribuirà al dibattito sugli obiettivi nazionali, lasciando la parola finale ai singoli stati membri, che elaboreranno i cosiddetti “programmi nazionali di riforma” in cui saranno indicate in modo dettagliato le azioni che i governi intraprenderanno per attuare la nuova strategia. È proprio nella presa in considerazione delle differenze tra paese e paese che risiede la grande differenza con la strategia dell’agenda di Lisbona. Ogni stato membro dovrà, infatti, presentare ogni anno il suo programma contenente i traguardi che intende conseguire rispetto ai parametri di riferimento. In seguito l’Unione valuterà se gli sforzi prodotti da ogni singolo paese sono sufficienti o meno, meccanismo già adottato in campo economico riguardo ai conti pubblici, dove gli Stati devono presentare ogni anno il programma di stabilità.

Se gli Stati 'virtuosi' saranno premiati con incentivi e agevolazioni nell'accesso ai fondi europei, quelli inadempienti saranno oggetto di raccomandazioni da parte della UE, le quali potranno essere seguite da ‘policy warning’, vale a dire veri e propri allarmi da parte della Commissione. Tuttavia non sono state previste sanzioni per gli stati inadempienti.
Quest’ultimo punto in particolare ha attirato le critiche di chi sostiene che ancora una volta sia stato proposto un modello di governo dell’economia depotenziato e perlopiù ridotto alla gestione dei tradizionali meccanismi dialettici tra le istituzioni comunitarie ed i governi degli stati membri, peraltro dimostratisi spesso inefficaci. In questo senso l’Unione Europea, anche a seguito dell’approvazione del Trattato di Lisbona che riconferma la pratica dell’unanimità nei settori strategici della difesa e della politica economica, rischierebbe di perdere la carica propulsiva che la ha caratterizzata negli ultimi decenni a favore di una riaffermazione del potere degli stati membri.
In attesa del prossimo vertice di giugno, dove verranno presentati gli obiettivi nazionali e definiti i dettagli della strategia globale, possiamo osservare come gli obiettivi individuati nella strategia proposta dalla Commissione siano chiari e facilmente misurabili: tuttavia essi non appaiono semplici da raggiungere. L’Unione Europea è ancora attraversata da molte divisioni, evidenziatesi soprattutto nell’ultimo periodo con riguardo alla crisi che ha colpito la Grecia, e molti degli stati membri sembrano non avere ancora gli strumenti e le risorse necessari per realizzare tali obiettivi.

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