http://newslettereuropa.blogspot.com/2006/04/ufficio-politiche-comunitarie.html Newsletter sull'Europa - Coordinamento Toscano dei centri Europe Direct: Approfondimento

5.3.10

 

Approfondimento

Il Protocollo di Kyoto
Il Protocollo di Kyoto (.pdf) venne adottato l'11 dicembre 1997 nel corso della Terza Sessione della Conferenza delle Parti sul clima (istituita nell’ambito della Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite) e ratificato dall’Unione Europea e dagli Stati membri il 31 maggio 2002. Per l'entrata in vigore del Protocollo si dovette tuttavia attendere il 16 febbraio 2005 poiché le disposizioni contenute in esso stabilivano che il testo sarebbe divenuto vincolante solamente una volta che un gruppo di nazioni, avente un livello di emissioni pari al 55% del totale mondiale, lo avesse ratificato. Questa condizione si è verificata nel 2004, quando con la ratifica da parte della Russia i paesi firmatari sono arrivati a rappresentare il 61,6% delle emissioni totali. Allo stato attuale i paesi che hanno aderito e ratificato il Protocollo sono 184.

L'obiettivo principale che il documento si pone è quello di ridurre, a livello globale, le emissioni dei gas legati all'effetto serra (biossido di carbonio, metano, ossido di diazoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo) e il target fissato è di una riduzione delle emissioni di gas serra pari almeno al 5% nel quinquennio 2008-2012, utilizzando come parametri di riferimento i valori del 1990. Il documento prevede impegni di riduzione differenziati da paese a paese e, nel caso dell’Unione Europea, l’obiettivo prevede la riduzione delle emissioni per un valore pari almeno all’8%.
Secondo la relazione dell’Agenzia europea per l’ambiente, resa pubblica nel novembre 2009, l'Unione Europea riuscirà a rispettare gli obiettivi fissati a Kyoto e a procedere, entro il 2012, ad una riduzione totale pari a circa il 13% rispetto all'anno di riferimento. Tale risultato, purché indubbiamente positivo, non deve tuttavia essere sovrastimato poiché si deve considerare che tale obiettivo non è stato raggiunto solamente attraverso il taglio delle emissioni ma attraverso un sistema combinato di politiche che hanno visto i paesi europei acquistare crediti derivanti da progetti finalizzati a ridurre le emissioni localizzati all’esterno del territorio europeo, procedere allo scambio di quote di emissione da parte dei paesi partecipanti al sistema di scambio delle quote di emissione nell’UE (il cosiddetto Emission trading Scheme) e attuare interventi di incremento della superficie boschiva e silvicola destinata all’assorbimento dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera. Per il 2020 l’obiettivo che l’Unione Europea ha dichiarato di volere raggiungere è invece ancora più ambizioso poiché prevede un taglio del 20% delle emissioni (utilizzando, anche in questo caso, come parametro di riferimento i dati del 1990). Questa decisione si colloca all’interno della strategia denominata “Azione per il clima” , la quale prevede di ridurre del 20% le emissioni dei gas responsabili dell’effetto serra, ridurre del 20% i consumi energetici e soddisfare il 20% del fabbisogno energetico attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili.

Nonostante i risultati positivi ottenuti dall’Unione Europea il Protocollo di Kyoto presenta tutt’oggi degli elementi di debolezza che ne limitano fortemente il potenziale. Il primo è sicuramente rappresentato dalla mancata ratifica del Protocollo da parte degli Stati Uniti, i quali si sono da sempre opposti a qualsiasi adesione ai principi del Protocollo di Kyoto. Il secondo è invece rappresentato dal fatto che paesi come Cina e India sono riluttanti a imporre limiti alle proprie emissioni inquinanti, in un momento nel quale la loro crescita economica appare sempre più significativa. Questo comportamento si basa sull’assunto che essendo stati essi paesi scarsamente industrializzati fino ai primi anni ’90 non possono essere loro imputate le stesse responsabilità degli altri paesi nell’aver determinato la situazione attuale e, per questo, devono essere prima i paesi inquinatori di vecchia data a tagliare le emissioni e, solo successivamente i paesi di recente industrializzazione. Se si considera che la Cina da sola produce il 22% delle emissioni globali e gli Stati Uniti il 18% è facile comprendere come la mancata volontà delle due superpotenze di imporsi dei limiti alle emissioni rappresenti un ostacolo molto evidente all’efficacia di una politica concertata a livello mondiale di riduzione delle emissioni. In questo contesto i vari paesi stanno operando in maniera indipendente, cercando di elaborare piani di riduzione a lungo termine. A titolo di esempio Obama ha recentemente dichiarato che gli Stati Uniti ridurranno le loro emissioni del 28% entro il 2020 mentre, nello stesso arco di tempo, la Cina, stando alle dichiarazioni di Hu Jintao, ridurrà le emissioni di un non determinato “margine notevole”. La vera sfida per i prossimi anni sarà quella di riuscire ad arrivare ad una nuova intesa che permetta di sostituire il Protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012, impresa tutt’altro che facile come dimostrano gli scarsi risultati ottenuti nell’ambito del vertice di Copenaghen

Documenti di approfondimento:
2002/358/CE: Decisione del Consiglio, del 25 aprile 2002, riguardante l'approvazione, a nome della Comunità europea, del protocollo di Kyoto allegato alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l'adempimento congiunto dei relativi impegni

Programma europeo per il cambiamento climatico

Testo completo del Protocollo di Kyoto


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